Porto delle Grazie: è arrivato il momento di cambiare rotta

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Dopo un’estate di alti e bassi per la cessione delle quote da parte di Invitalia, il porto della Locride mette finalmente da parte le difficoltà amministrative con l’acquisto delle quote da parte del Comune di Roccella Jonica e la nomina ad Amministratore Unico di Giorgio Sotira. Roccellese, trentacinque anni, Sotira è Vicepresidente di Cinecittà Studios e sa già su cosa puntare per fare in modo che il porto venga riconosciuto a livello internazionale come l’ingresso al territorio più bello del

Il 16 febbraio 2016, a Roma, il Comune di Roccella Jonica ha stipulato l’accordo con Invitalia S.p.A. (società che fa capo al Ministero dell’Economia) per acquistare il 51% della società Porto delle Grazie S.r.l. garantendo così alla struttura portuale prospettive di crescita più floride di quelle che si sarebbero altrimenti concretizzate con una gestione esterna.
Qualche settimana prima, il 25 gennaio, con la consapevolezza di essere pronto all’acquisto di quest’ulteriore quota (che, sommata al 20% già detenuto, ha proiettato il Comune di Roccella Jonica a detenere il 71% del capitale sociale), la giunta ha pubblicato un bando attraverso il quale raccogliere candidature per il ruolo di Amministratore della Porto delle Grazie.
Ufficializzata la natura di socio di maggioranza, il Comune ha quindi esaminato i curricula dei candidati e la scorsa settimana ha designato Giorgio Sotira quale Amministratore Unico della società, con piena adesione degli altri soci.
Con questa nomina si è dunque sancita la fine del lungo tira e molla per l’aggiudicazione delle quote poste in vendita da Invitalia S.p.A. che ha tenuto banco la scorsa estate e sono state poste le basi per una nuova fase nella vita del porto, preannunciando uno stimolante futuro di crescita per la struttura e per il territorio.
Sotira ci ha concesso un’intervista in cui ci ha spiegato i suoi progetti per il porto e per la Locride, lasciandoci l’impressione di essere in ottime mani.
Qual è la tua storia personale?
Fino ai diciotto anni ho vissuto stabilmente a Roccella Jonica. Ho frequentato il liceo classico di Locri prima di trasferirmi a Roma, dove mi sono laureato in giurisprudenza e ho iniziato a lavorare da subito in “prospettiva da pendolare”: entrato in un importante studio legale d’affari nel settore fusioni e acquisizioni di società, infatti, ho cominciato a svolgere la mia attività tra la Capitale e Milano ed è stato in questa fase che ho consolidato la mia formazione professionale, tesa a ricercare forme di collaborazione ampie per mitigare le spigolature che inevitabilmente sorgono durante le negoziazioni. Spinto da alcune operazioni sovranazionali, ho cominciato ben presto a relazionarmi con realtà estere, ciò che ho poi approfondito nei quindici mesi che, dal 2007, ho trascorso a Londra, dove ho conseguito un Master in Banking & Finance. Qui ho subìto la spinta decisiva ad aprire la mente a culture, orientamenti e modi di pensiero anche radicalmente differenti dai miei, stringendo ottimi rapporti lavorativi e di amicizia con giovani provenienti prevalentemente da Europa, Asia e Medio Oriente. Quest’esperienza mi ha insegnato a utilizzare il “pensiero laterale”, ossia a mettere in questione il modo naturale in cui si vedono le cose in un dato contesto e che alla fine contribuisce alla ricerca di quelle soluzioni innovative cui accennavo poco fa, partendo da punti di vista differenti. Rientrato in Italia era ormai crescente la voglia di misurarsi con l’economia reale, per questo sono diventato dirigente del gruppo Cinecittà nel 2011 per poi essere nominato, l’anno successivo, Vicepresidente di Cinecittà Studios S.p.A., la società che gestisce gli storici studi cinematografici di Via Tuscolana.
Perché il Vicepresidente di Cinecittà è attratto da un impegno nella Porto delle Grazie?
C’è sicuramente un fattore razionale verso questa spinta: la struttura portuale ha delle potenzialità già espresse ma anche potenzialità inespresse, è una macchina destinata a correre e a divenire volano di sviluppo per tutta la Locride. In secondo luogo non faccio mistero del fattore legato alla passionalità: questa macchina è sita proprio a Roccella, nel mio paese, nel territorio dal quale provengo e al quale sono legato!
Quali saranno le prime azioni da Amministratore?
Il mio modo di operare deve essere quello di ogni amministratore diligente: si analizza, si studia e solo dopo si entra nei dettagli delle azioni concrete. Non mi sbilancerò, pertanto, nel fare una dichiarazione programmatica, ma accennerò solo ad alcune idee.
La prima cosa che ho notato, ancor prima di essermi insediato, è che il porto ha una collocazione strategica ottimale, che gli permette di intercettare rotte nautiche di estrema rilevanza: quella che dall’Adriatico porta alla Sicilia e quella che dal Tirreno porta i diportisti fino in Grecia. Dunque, è posizionata bene la Locride, è posizionata bene Roccella all’interno del territorio ed è posizionata bene la struttura, oggi facilmente raggiungibile grazie alle nuove vie di comunicazione stradale.
La collocazione del porto è poi strategica anche a livello naturalistico, perché è inserito all’interno di una pineta e dista solo due chilometri da Roccella, il primo centro abitato nelle vicinanze raggiunto anche da una pista ciclabile: può quindi soddisfare il diportista che vuole esplorare solo gli immediati dintorni, quello che intende vivere tutto il territorio della Locride alla ricerca di manifestazioni e occasioni d’incontro nonché alla scoperta dei vari paesi e quello che vuole vivere soltanto il mare e i servizi portuali.
In ogni caso, ferma l’esistenza di queste condizioni favorevoli, prima di intraprendere qualunque azione è necessario fare delle analisi: della saturazione nonché dell’efficienza dei posti barca, dei flussi di transito per analizzare i porti di partenza e quelli di arrivo e così via. Decine di rilevamenti – in parte già avviati – che permetteranno di estrapolare dati statistici e di comprendere dove sarà necessario, è il caso di dirlo, cambiare o correggere la rotta.
Ho poi la convinzione, che ho condiviso con l’assemblea dei soci della Porto delle Grazie, che la struttura debba sorreggersi su due “gambe” entrambe importanti: i residenti e i turisti nazionali e internazionali. Per i residenti sarebbe importante incrementare la cultura nautica, abbandonare l’idea che il mare sia il nemico o un mezzo di difesa. Dobbiamo incrementare la cultura velica così come quella delle escursioni marittime e dunque adoperarci, anche attraverso il supporto di associazioni ed enti – penso alla Lega Navale nonché agli istituti di istruzione secondaria del territorio – al fine di rafforzare la “gamba” locale. Per attirare i turisti, invece, dobbiamo misurarci con un mondo globale e globalizzato, lavorare sulla qualità, comprendere quale ricaduta positiva abbia per l’intera Locride un porto universalmente riconosciuto come ingresso al comprensorio, un “casello” su quell’autostrada del mare che è a ridosso del nostro territorio.
Oltre allo sviluppo di questi due elementi si dovrà “vivere” il porto in una chiave di comunicazione territoriale positiva: ospitando manifestazioni, muovendo flussi turistici e alimentando la cultura nautica abbiamo infatti l’occasione di comunicare il bello e il positivo che ruota intorno al nostro territorio, piuttosto che alimentare la comunicazione negativa che purtroppo è spesso presente. Resta comunque il fatto che un’efficace strategia di comunicazione può essere correttamente implementata solo quando si ha la completezza del prodotto da offrire, e dunque solo dopo un incremento dei servizi. Seguendo questa strada, che sarà avviata già in questa stagione, si potrà pensare a tutti i necessari passaggi strategici in termini di comunicazione e di marketing.
Sono comunque certo delle potenzialità del progetto perché ho notato la presenza, attorno al porto e non certo attorno alla mia persona, di un grandissimo entusiasmo, legato alla consapevolezza che la struttura offra un’immensa opportunità di sviluppo. E l’entusiasmo è un grande capitale, da non disperdere.
Come si può capitalizzare al meglio questo entusiasmo?
Innanzitutto premiando e incoraggiando il lavoro di chi il porto l’ha mantenuto vivo in questi mesi difficili e di tutti coloro – e spero saranno in tanti – che si adopereranno a supporto della struttura in questa fase di spinta.
Teniamo presente che il porto è mandato avanti da lavoratori capacissimi e appassionati, donne e uomini del nostro territorio che hanno cultura nautica e un’impronta internazionale, conoscono e parlano l’inglese, non si fermano dinanzi alle difficoltà e si prendono cura del diportista e delle sue necessità, e questo è un fattore fondamentale se vogliamo fare turismo e non soltanto parlarne.
Dobbiamo essere consapevoli di ciò che dobbiamo costruire ma anche di ciò che abbiamo: come dicevo prima, la posizione strategica del porto e il contesto naturalistico in cui è immerso, ma anche una serie di servizi per nulla scontati quale, ad esempio, la disponibilità del distributore di carburante, che costituisce un valore aggiunto non indifferente agli occhi dei diportisti.
La necessità di aumentare i livelli di servizio può offrire opportunità lavorative a questa terra che di occasioni ne dà pochissime?
Ci sono due tipologie di occupazione: diretta e indiretta, o dell’indotto. Il settore della nautica da diporto sviluppa un indotto elevato in particolar modo se si considerano le possibili ricadute turistiche sul territorio. A mio avviso dobbiamo ragionare in questi termini: l’occupazione diretta deve coniugarsi con la salvaguardia del bilancio della società di gestione, cioè la Porto delle Grazie, perché altrimenti non si creano le condizioni per una sostenibilità dell’impresa. Ora, tenendo conto che la sfida diportistica si vince sulla qualità, è evidente che con l’incremento dei livelli di servizio potrà esserci una ricaduta sull’occupazione diretta anche considerando i partner della società, ma sempre nell’ottica della salvaguardia dei bilanci, ed è questo il motivo per cui non mi sento di fare alcuna promessa in proposito.
Accanto all’occupazione diretta devono essere considerati, in secondo luogo, tutti i benefici dell’indotto, in particolar modo di quello turistico: le potenzialità delle escursioni e delle visite nel territorio, con tutti i servizi che caratterizzano l’ospitalità, generano posti di lavoro. Il porto, l’ho già detto, è l’ingresso al territorio, pertanto devono esserci nuove iniziative che si sviluppano attirando nuovi visitatori e in questo io vedo grandi possibilità occupazionali. Occorre che il lavoro lo si “inventi” e non lo si attenda, occorre proporre nuove idee, tenendo conto di quanto viene offerto in altre strutture diportistiche e in altre località turistiche d’avanguardia.
Cosa puoi dirci per quanto riguarda la compartimentazione dei settori di cui si compone il porto? Saranno tutti riorganizzati?
Il porto si articola su tre darsene: la prima è di spettanza delle Autorità (Capitaneria di Porto e Guardia di Finanza) e dei pescherecci, ed è gestita direttamente dal Demanio statale, pertanto non è di competenza della Porto delle Grazie. La parte turistica e quella dei servizi portuali annessi, invece, sono quelle in concessione alla società che rappresento e proprio in questi giorni si sta lavorando su alcune modifiche che a breve verranno introdotte. I due settori, in particolare, verranno distinti, per cui vi sarà una regolamentazione degli ingressi, il tutto anche al fine di aggiungere un tassello alla sicurezza all’interno della struttura. Ogni “casa” deve avere le sue regole ed è assolutamente necessario che ve ne siano proprio per rispondere alle esigenze di ospitalità e sicurezza che vogliamo offrire.
È sempre attuale il tema della sostenibilità ambientale: in questo ambito Roccella ha qualche best practice da proporre?
Roccella è premiata da tredici anni con la Bandiera Blu e da due con le 5 Vele di Legambiente e Touring Club. Si tratta di riconoscimenti prestigiosi che devono essere lo stimolo, anche per la Porto delle Grazie, a proseguire su questa strada di assoluta eccellenza. Il porto già oggi è collegato a Roccella da una pista ciclabile proprio sul lungomare. Abbiamo una lista di priorità per il 2016 e posso dire che la sostenibilità ambientale non solo deve essere una di queste, ma deve diventare una vera e propria ossessione e non perché va di moda dirlo, ma perché bisogna credere nel rispetto della natura e nel rispetto del mare!


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Commenti: 1
  • #1

    e (domenica, 18 febbraio 2018 12:45)

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